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Nov 11 2015

Chi va a prostitute cosa rischia e commette reato? Tutte le sanzioni

Andare a prostitute è reato in Italia? Quali sono le sanzioni che si rischiano? Sulla prostituzione ci sono molte domande che non sempre trovano una facile risposta anche nel nostro ordinamento giuridico. Il tema è molto delicato, ma di una cosa si può essere certi: praticare la prostituzione in Italia, tra persone adulte e consenzienti non è reato. Lo è invece tutto quello che è correlato e che va oltre la singola persona che decide di dedicarsi all’attività più antica del mondo: il favoreggiamento, l’induzione e lo sfruttamento della prostituzione, oltre ovviamente alla prostituzione minorile. Dalla maggiore età in poi è lecito quindi nel nostro Paese praticare la prostituzione e chi ne usufruisce non commette alcun reato. Questo non toglie che il problema rimanga molto attuale: lungo le strade delle nostre città si vedono prostitute a ogni ora del giorno, le mafie gestiscono il traffico delle donne, mentre chi svolge l’attività nel chiuso di casa non ha alcun dovere nei confronti del fisco. Per frenare il fenomeno, spesso i sindaci intervengono direttamente con ordinanze sulla pubblica sicurezza e decoro. L’ultimo caso è stato quello di Roma dove la giunta Marino ha allo studio un nuovo regolamento che preveda sanzioni fino a 500 euro per i clienti e qualcosa in meno per le prostitute. Vediamo allora nel dettaglio quali sono i paletti giuridici sull’argomento. In Italia la prostituzione è regolamentata dalla legge 20 febbraio 1958, n. 75, meglio nota come Legge Merlin, dal nome della sua promotrice, la senatrice Lina Merlin del Partito Socialista. La legge vieta la prostituzione in forma strutturata, portando da subito alla chiusura delle case di tolleranza allora gestite dallo Stato. La prostituzione non viene resa illegale in sé ma come attività gestita dallo Stato e dai privati: vengono vietate quelle condotte collaterali come il favoreggiamento, l’induzione, lo sfruttamento, la gestione delle cosiddette case chiuse, e la prostituzione minorile. La Legge Merlin è stata aggiornata nel 1988 e nel 2011: nel 2008 c’è stato anche il decreto legge dell’allora ministro Mara Carfagna contro la prostituzione per le strade delle città, entrato nel pacchetto sicurezza e bocciato dalla Cassazione per incostituzionalità per l’assegnazione dei poteri straordinari ai sindaci. Il decreto multava gli automobilisti che si fermavano per strada dalle prostitute, potere decisionale però che veniva dato ai sindaci. Secondo la Consulta, la disposizione però viola diversi articoli della Costituzione, perché non prevede “una qualunque delimitazione della discrezionalità amministrativa in un ambito, quello dell’imposizione di comportamenti, che rientra nella generale sfera di libertà dei consociati”, con la conseguenza che “gli stessi comportamenti potrebbero essere ritenuti variamente leciti o illeciti a seconda delle numerose frazioni del territorio nazionale rappresentate dagli ambiti di competenza dei sindaci”. Le soluzioni dei sindaci Di fronte a un vuoto normativo che regoli la professione, i sindaci di tutta Italia cercano soluzioni alternative per frenare il fenomeno, in particolare pensando alla sicurezza e al decoro delle strade. In alcuni casi, gli assistenti sociali intervengono sulla strada per aiutare le donne a uscire dalla spirale di violenza in cui spesso sono costrette. Le amministrazioni si rivalgono anche sui clienti, con ordinanze apposite, come ha fatto il sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli. Dal 25 giugno scorso e fino al 15 ottobre, nella città romagnola è fatto “divieto di esercizio della prostituzione attraverso modalità suscettibili di turbare il comune senso del pudore, quali l’offerta di prestazioni sessuali – su area pubblica o privata soggetta a pubblico passaggio – con abbigliamento indecoroso e comportamento molesto – e il divieto nei confronti di chiunque di contattare, richiedere, accettare prestazioni sessuali”, pena la multa di 400 euro. Più recentemente, Paolo Riccaboni, sindaco di Spino d’Adda, in provincia di Cremona, ha emesso un’ordinanza che obbliga le prostitute a indossare il giubbino catarifrangente di giorno, completato da pantaloni con bande catarifrangenti anche di donne. La materia è comunque delicata perché riguarda un’attività che si intreccia con la morale e il senso del pudore: si tratta pur sempre di vendere prestazioni sessuali e le implicazioni sono molte a livello politico e legislativo. Fermarsi da una prostituta per strada e usufruire dei suoi servigi non è quindi reato in Italia, a patto di non farlo in pubblico: non lo è anche dare in affitto un appartamento a una prostituta, anche se decide di svolgere l’attività in casa, come ha stabilito la Cassazione. Diventa reato invece se si gestisce una casa dove vivono più prostitute e si riscuote il denaro delle loro prestazioni. Non è reato infine riaccompagnare la prostituta in strada: anche in questo caso la Cassazione ha chiarito che non si ha il reato di favoreggiamento, anche si riporta la persona in un luogo dove può di nuovo prostituirsi, in quanto non si è responsabili dell’attività della persona. I reati legati alla prostituzione sono legati allo sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione, oltre alla prostituzione minorile. Lo sfruttamento della prostituzione, o lenocinio, è il reato che si ha quando si trae vantaggio economico dal meretricio di altre persone: in Italia è regolato sempre dalla legge Merlin, che ha sostituito i precedenti articoli da 531 a 536 del codice penale, e dalla legge 3 agosto 1998, n. 269. L’induzione si ha quando con volontà e coscienza si obbliga una persona alla prostituzione, con diversi metodi; il favoreggiamento si ha invece con ogni azione che rende possibile, più facile, sicuro e quindi più lucroso l’esercizio della prostituzione, agevolando il meretricio. Tutti i reati sono aggravati quando si parla di prostituzione minorile, ossia quando la prostituta è al di sotto dei 18 anni: le pene sono rese ancora più pesanti quando il fatto è commesso ai danni di una persona che non ha compiuto 14 anni, se chi compie il reato è un parente diretto come padre, madre, fratelli e marito, se la persona è stata affidata in cura, educazione o vigilanza. link del articolo: http://www.nanopress.it/cronaca/2015/09/10/chi-va-a-prostitute-cosa-rischia-e-commette-reato-tutte-le-sanzioni/29961/